Stiamo ormai entrando nel pieno dell'estate ed è ragionevole aspettarsi intense ondate di caldo.
Molti si domandano dunque che relazione ci possa essere tra l'uso dei condizionatori d'aria e la diffusione del virus SARS-COV-2 (coronavirus) negli ambienti interni condizionati.
L'ISS (Istituto Superiore di Sanità) ha da tempo trattato il tema in un suo documento tecnico, il rapporto n.5/2020. Tale documento è stato già più volte revisionato ed attualmente è in Revisione 02 del 25/05/2020. Lo alleghiamo a questo articolo.
Nel documento si distinguono due parti: gli ambienti domestici e gli ambienti lavorativi.
Soffermandosi sugli ambienti lavorativi, un concetto chiaro è legato ai ricambi dell'aria: dove il sistema di condizionamento non effettui in maniera meccanica un'estrazione dell'aria interna (verso l'esterno) ed un'immissione di aria interna (dall'esterno), il sistema può funzionare a patto che si garantisca comunque un elevato volume di ricambi d'aria, aprendo finestre e vetrate verso l'esterno in alternanza all'uso del condizionatore.
Dove presente una funzione di ricircolo interno, essa deve essere totalmente disinserita: non deve essere utilizzata sempre la stessa aria interna in ricircolo.
Altro elemento fondamentale: la pulizia dei filtri e dei pacchi filtranti, dichiarata necessaria con cadenza mensile, per garantire una costante capacità filtrante.
Fortemente sconsigliato l'uso di ventilatori a piantana e pale a soffitto, specie se direttamente puntate verso le persone.
Rapporto ISS Covid n.5/2020Selezione per argomento
Selezione per data
Selezione per autore