Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2

08/06/2021
Autore: Dott. Paolo Aceti

Misure generali per gli ambienti lavorativi In questo contesto emergenziale è fortemente cresciuta la consapevolezza del ruolo della qualità dell’aria indoor soprattutto negli ambienti lavorativi, in sintonia con le nuove esigenze sanitarie di tutela della salute (PNP 2020-2025, Agenda 2030 delle Nazioni Unite, Air Pollution Strategy-Country Profile Italy, Rapporti ISTISAN del GdS Inquinamento Indoor). Si può ritenere che nessuna altra misura di prevenzione della salute ha avuto un’attenzione simile, poiché la necessità di apportare un livello di miglioramento obbligatorio ha costituito una importante opportunità per affrontare, in questi anni, con maggiore consapevolezza, alcuni temi cruciali e di grande attualità, fino ad oggi troppo spesso trascurati. Sul piano operativo, con l’aggiornamento e l’applicazione dei “protocolli anti-contagio” sono state implementate, e messe in atto, strategie organiche, che tengono conto delle misure essenziali di contenimento e contrasto alla diffusione della pandemia, per rispondere alle esigenze di salvaguardia della salute sia per il personale, sia per i fruitori/pubblico, sia per quelle figure impegnate nelle varie attività (imprese di pulizia, manutenzioni, fornitori), compreso il programma di vaccinazione dei lavoratori. Questi programmi possono essere così riassunti: ? adeguamento degli spazi e delle aree rispetto alle configurazioni standard, aumento delle distanze fisiche tra le attività e le postazioni di lavoro, delimitazione di percorsi specifici (es. ingressi e uscite differenziate), contingentamento del personale (meno persone = meno possibilità di diffusori del virus), differenziazione e scaglionamento degli orari di lavoro, evitando dove possibile il rientro dei lavoratori con suscettibilità e disabilità diversificate, con malattie respiratorie, alterazione del sistema immunitario, distanziando, contingentando le zone per evitare contatti ravvicinati e assembramenti, sostenendo la formazione del personale sui principali rischi, sulle procedure e sulle misure tecniche di prevenzione e protezione personali, ripetizione periodica dei momenti formazione/informazione, diffusione della cartellonistica descrivente le misure di prevenzione e protezione della salute (soprattutto per quanto riguarda il distanziamento fisico, l’uso costante della mascherina, i ricambi dell’aria e il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone o l’uso di disinfettanti quando non si ha la possibilità di effettuare il lavaggio con acqua e sapone), modifica della frequenza di pulizia dei filtri degli impianti e dei terminali, e degli interventi di sanificazione. Di seguito si riportano alcuni consigli, azioni e raccomandazioni generali da mettere in atto giornalmente per continuare a limitare ogni forma di diffusione del virus SARS-CoV-2 e delle sue varianti, che devono far parte di una strategia integrata di prevenzione e mitigazione del rischio (non singole azioni a sé stanti) per il mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro, all’interno di edifici: ? Garantire un buon ricambio dell’aria con mezzi naturali o meccanici in tutti gli ambienti e aree dove sono presenti persone e nelle postazioni di lavoro, con l’obiettivo generale di migliorare con continuità l’apporto di aria primaria esterna e favorire l’apertura di finestre e balconi. Il principio generale è quello di apportare, il più possibile aria esterna outdoor all’interno degli ambienti e delle aree di lavoro, aria “fresca più pulita” e, contemporaneamente, diluire/ridurre le concentrazioni di inquinanti specifici (es. COV, PM10, odori, batteri, virus, allergeni, funghi filamentosi [muffe], ecc.), di CO2, di umidità relativa presenti nell’aria, e, conseguentemente, del rischio di esposizione per il personale e gli utenti/pubblico nell’edificio. In particolare, scarsi ricambi d’aria favoriscono, negli ambienti indoor, l’accumulo e l’esposizione a inquinanti che possono facilitare la trasmissione di agenti patogeni tra i lavoratori e gli utenti/fruitori. ? Il ricambio dell’aria deve tener conto delle caratteristiche dell’edificio, delle sue dimensioni e dell’ampiezza di ambienti, aree e locali, del numero e dell’età di lavoratori e utenti/fruitori presenti, 9 del tipo di attività svolta, della durata di permanenza negli ambienti e nelle aree per prevenire gli effetti sulla salute. ? L’areazione/ventilazione naturale degli ambienti dipende da numerosi fattori, quali i parametri meteorologici esterni (es. temperatura dell’aria esterna, direzione e velocità del vento), e parametri fisici quali superficie e posizione delle finestre e durata della loro apertura. Questo parametro viene percepito negativamente da coloro che, soprattutto durante la stagione fredda, permangono in ambienti indoor e influenza la qualità dell’aria. Infatti, si ritiene che non aprire le finestre o i balconi consenta di evitare situazioni di discomfort termico e riduca i consumi energetici. Diversamente, questi comportamenti non favoriscono le condizioni di salubrità dell’aria indoor. È certamente opportuno evitare durante il ricambio naturale dell’aria la creazione di condizioni di disagio/discomfort (correnti d’aria o freddo/caldo eccessivo) per il personale e gli utenti. Pertanto, si consiglia, dove possibile, di migliorare la disposizione delle postazioni di lavoro per assicurare che il personale e gli utenti non siano direttamente esposti alle correnti d’aria o al freddo/caldo eccessivo. Nel periodo invernale, dove la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno è più marcata, possono bastare pochi minuti di apertura per fornire la stessa quantità d’aria; a differenza del periodo estivo che necessita di tempi più lunghi. ? Negli edifici che non dispongono di specifici sistemi di ventilazione, è più opportuno aprire leggermente finestre e balconi che si affacciano sulle strade meno trafficate, durante i periodi di minore passaggio di mezzi, soprattutto quando l’edifico è collocato in una zona trafficata. In generale, si raccomanda di evitare di aprire finestre e balconi durante le ore di punta del traffico o di lasciarle aperte la notte (opzione che può essere valida durante le giornate di alte temperature estive o nei periodi delle ondate di calore, ma assicurandosi che non rappresenti un rischio per la sicurezza). È preferibile aprire per pochi minuti più volte al giorno effettuando una ventilazione intermittente e incrociata (effetto diluizione), piuttosto che una sola volta per tempi prolungati. ? Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione UTA/VMC, correttamente progettati, che movimentano aria esterna (outdoor) attraverso motori/ventilatori e la distribuiscono attraverso condotti e griglie/diffusori posizionati a soffitto, sulle pareti o a pavimento, consentendo il ricambio dell’aria in tutte le aree/ambienti occupati dell’edificio, questi impianti, laddove i carichi termici lo consentano, possono mantenere attivi l’ingresso e l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7, anche riducendo i tassi di ventilazione nelle ore notturne e nei fine settimana di non utilizzo dell’edificio e/o gli orari di accensione (es. due ore prima dell’apertura o ingresso dei primi lavoratori, quando sono presenti i lavoratori delle imprese che effettuano l’attività di pulizia e proseguire per altre due ore dopo la chiusura/non utilizzo dell’edificio) (4, 6). Il consiglio è di mantenere lo stesso livello di protezione eliminando, ove è possibile, la funzione di ricircolo dell’aria per evitare l’eventuale trasporto di agenti chimici e biologici (es. batteri, virus, ecc.) accumulati nell’aria, favorendo così anche la riduzione della contaminazione dal virus SARS-CoV-2 e proteggendo i lavoratori, i clienti, i fruitori e i visitatori anche a scapito di un minor comfort termico. È ormai noto che moltissimi impianti sono stati progettati con una quota di ricircolo dell’aria (misura esclusivamente legata alla riduzione dei consumi energetici dell’impianto); in tale contesto è chiaramente necessario aumentare in modo controllato l’aria primaria in tutte le condizioni. Si consiglia, dove non è possibile disattivare tale quota di ricircolo, a causa delle specifiche di funzionamento legate alla progettazione, di far funzionare l’impianto adattando e rimodulando correttamente la quantità di aria primaria necessaria a tali scopi e riducendo la quota di aria di ricircolo. Considerando sempre le condizioni di sicurezza, è opportuno aprire nel corso della giornata lavorativa finestre e balconi più volte a giorno per aumentare/rafforzare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria (effetto diluizione ottenendo quella che viene detta ventilazione combinata). La decisione di operare in tal senso spetta generalmente al responsabile della struttura in accordo con il datore di lavoro. 10 ? Nel pacchetto di norme UNI EN 16798, nella UNI 10339 e nelle “Linee Guida Microclima, aerazione e illuminazione nei luoghi di lavoro. Requisiti standard. Indicazioni operative e progettuali”, sono indicati i flussi di ventilazione minimi da utilizzare per la ventilazione naturale e per gli impianti di ventilazione meccanica. ? Si ricorda che una efficace ventilazione rappresenta un’azione necessaria per ottenere e mantenere una buona qualità dell’aria indoor e che nessun sistema di ventilazione UTA/VMC può eliminare da solo tutti i rischi. Tuttavia i sistemi di ventilazione, se correttamente progettati e dimensionati in base alle caratteristiche dell’edificio, agli utenti che lo frequentano, bilanciando bene i flussi, la temperatura, l’umidità relativa, la filtrazione, coniugando correttamente la necessità dei ricambi dell’aria e l’efficienza energetica, manutenuti in efficiente funzionamento, possono contribuire a ridurre i rischi di esposizione e contaminazione dal virus. In diversi documenti europei (es. Promoting healthy and highly energy performing buildings in the European Union, Implications of a health-based ventilation in Europe Healthvent) (8, 9) si sottolinea il divario delle prestazioni di questi sistemi tra quanto progettato e quanto successivamente misurato (es. ristagni di aria viziata, elevate concentrazioni di COV, di CO2, umidità relativa, ecc.). ? Acquisire tutte le informazioni sul corretto funzionamento dell’impianto UTA/VMC (es. controllo dell’efficienza di funzionamento, perdite di carico, verifica del registro di conduzione, quota di ricircolo aria, tempi di scadenza della manutenzione, tipo di pacco filtrante installato, interventi programmati, ecc.). Se si è vicini al momento di sostituzione del pacco filtrante (es. se la pressione differenziale segnala un elevato aumento delle perdite di carico, o se a poche settimane dall’intervento di manutenzione programmata, ecc.), al fine di migliorare la filtrazione dell’aria in ingresso e di quella di ricircolo, si consiglia, ove possibile e compatibilmente con la funzionalità dell’impianto, di sostituire con pacchi filtranti più efficienti (es. UNI EN ISO 16890:2017: come ISO ePM10, ISO ePM2,5 e ISO ePM1, gli ex filtri F7-F9 della vecchia classificazione UNI EN 779). Non tutti gli impianti sono compatibili con l’installazione di filtri ad alta efficienza, perché possono portare ad una caduta di pressione che può diminuire il flusso d’aria in ingresso e danneggiare l’impianto. Una volta effettuata la sostituzione, assicurarsi della tenuta all’aria al fine di evitare possibili trafilamenti dal nuovo pacco filtrante installato. ? Negli edifici dotati di impianti di riscaldamento/raffrescamento con apparecchi terminali locali (es. unità interne tipo fancoil) il cui funzionamento e regolazione della velocità possono essere centralizzati oppure governati dai singoli lavoratori che occupano l’ambiente, si consiglia, a seguito degli aggiornamenti e delle riorganizzazioni delle misure “anti-contagio”, di mantenere in funzione l’impianto per tutte le ore di presenza dei lavoratori all’interno degli edifici, operando un decremento del livello di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edifico o una rimodulazione degli orari di accensione/spegnimento, es. due ore prima dell’apertura o ingresso dei lavoratori, e proseguire per altre due ore dopo la chiusura/non utilizzo dell’edificio), a prescindere dal numero di lavoratori presenti in ogni ambiente o stanza. Si raccomanda di verificare che nelle vicinanze di prese e griglie di ventilazione dei terminali, non siamo presenti tendaggi, oggetti e piante, che possano interferire con il corretto funzionamento/distribuzione dei flussi dell’aria. Al tal fine si consiglia di programmare una pulizia periodica (anche in funzione del rischio che ogni datore di lavoro vuole assumersi), che tenga conto della situazione sanitaria, in base alle indicazioni fornite dal produttore ad impianto fermo, dei filtri dell’aria di ricircolo del fancoil ventilconvettore, per mantenere gli adeguati livelli di filtrazione/rimozione del materiale particellare sospeso grossolano. In generale, la pulizia dei filtri, il controllo della batteria di scambio termico e le bacinelle di raccolta della condensa possono contribuire a rendere più sani e sicuri gli edifici riducendo la trasmissione delle malattie, compreso il virus SARS-CoV-2. 11 ? Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento degli impianti. Prestare particolare attenzione all'uso di spray nel caso di personale con problemi respiratori (es. soggetti asmatici). I prodotti per la pulizia/disinfettanti spray devono essere preventivamente approvati dal SPP. ? Pulire le prese e le griglie di ventilazione con panni puliti in microfibra inumiditi con acqua e con i comuni saponi, oppure con una soluzione di alcool etilico con una percentuale minima del 70% v/v asciugando successivamente. ? Nel caso in cui alcuni singoli ambienti o locali di lavoro siano dotati di piccoli impianti autonomi fissi di riscaldamento/raffrescamento (es. climatizzatori a pompe di calore split o climatizzatori ariaacqua), oppure vi siano utilizzati sistemi di climatizzazione portatili, dove ricircola sempre la stessa aria che non viene sostituita con “aria fresca esterna”, aprire regolarmente finestre e balconi per pochi minuti più volte al giorno (ventilazione intermittente). Non dimenticare di: ? mantenere idonee condizioni microclimatiche (es. la temperatura ideale per il benessere fisiologico nel periodo invernale è compresa tra 20 e 22°C e nel periodo estivo tra 24 e 26°C con un grado di umidità relativa dell’aria compresa tra i 35 e il 45% nel periodo invernale e tra i 50 e il 60% nel periodo estivo. Riferimenti contenuti nelle “Linee Guida Microclima, aerazione e illuminazione nei luoghi di lavoro. Requisiti standard. Indicazioni operative e progettuali”). In questo intervallo, le difese del sistema respiratorio funzionano efficacemente e la vitalità dei microrganismi, come anche del virus, è ridotta grazie alle reazioni chimico-fisiche). Fare viceversa attenzione ai livelli di umidità relativa eccessiva superiore al 70% perché in tale situazione si può favorire la crescita di contaminanti di natura microbica (soprattutto funghi filamentosi [muffe] e batteri); ? effettuare una pulizia regolare del filtro dell’aria di ricircolo in dotazione all’impianto/climatizzatore per mantenere livelli di filtrazione/rimozione adeguati (es. i filtri sono in materiale plastico: polietilene PE, poliestere PL, poliammide o nylon PA, ecc.). Alcuni climatizzatori già utilizzano filtri dell’aria di ricircolo ad altissima efficienza chiamati High Efficiency Particulate Air filter-HEPA o Ultra Low Penetration Air-ULPA (UNI EN 1822:2019). La pulizia deve essere effettuata in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo. Si raccomanda di programmare una periodicità di pulizia dei filtri che tenga conto del reale funzionamento del climatizzatore, delle condizioni climatiche, dell’attività svolta nel locale e del numero di soggetti presenti. La “polvere” catturata dai filtri rappresenta un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e funghi, e comunque di agenti biologici. Evitare di eseguire queste operazioni di pulizia in presenza di altre persone. ? Nel caso in cui non si riesca a migliorare i ricambi dell’aria e la ventilazione e si preferisce dotare gli ambienti con sistemi/dispositivi portatili di depurazione dell’aria (es. con filtri High Efficiency Particulate Air filter-HEPA, solo per citarne uno), la scelta del sistema/dispositivo (10-16) deve essere fatta con massima attenzione tenendo in considerazione, vista l’ampia variabilità delle prestazioni offerte: il tipo di tecnologia utilizzata dal sistema, il tipo di filtri d’aria impiegati dal sistema, la potenza del sistema-portata d’aria in funzione della volumetria/metratura dell’ambiente (Clean Air Delivery Rate-CADR* espresso in m³/h rappresenta il tasso di aria filtrata emessa dal dispositivo), il layout dell’ambiente, il tipo di attività svolta, il numero di persone, i dati di performance disponibili su test specifici effettuati in ambienti simili, le certificazioni, la rumorosità, l’eventuale rilascio di sottoprodotti della depurazione che possono essere persistenti e pericolosi (11-16). Si sottolinea che l’aria di ricircolo non sostituisce i ricambi dell’aria con “aria fresca esterna” in nessuna *CADR= Il tasso di emissione aria filtrata di un sistema/dispositivo portatile di filtrazione in m3/h. 12 maniera. Nel caso in cui a valle dello studio si decide di dotarle con sistemi/dispositivi portatili di depurazione/purificazione dell’aria, è necessario sviluppare un protocollo che contenga i principali vantaggi offerti, le modalità di funzionamento, il corretto posizionamento nell’ambiente (es. direzione dei flussi d’aria generati) e uso, la durata, e le attività di manutenzione. ? Nel caso in cui alcuni ambienti lavorativi siano dotati di ventilatori a soffitto o portatili a pavimento o da tavolo che comportano un significativo movimento dell’aria ma non la fornitura di “nuova aria fresca esterna”, si consiglia una particolare attenzione assicurandosi che le ventole siano rivolte il più possibile verso finestre e balconi aperti della stanza al fine di aumentare il flusso d’aria dall’interno verso l’esterno; i ventilatori non devono essere indirizzati direttamente verso aree comuni (es. corridoio) dove c’è passaggio di persone. In ogni caso si ricorda di non indirizzare il flusso d’aria generato direttamente sulle persone. Si consiglia di mantenere il più possibile arieggiata la stanza aprendo finestre e balconi. Nelle giornate in cui l’ambiente lavorativo sia frequentato da pubblico esterno si consiglia di spegnere i ventilatori. ? Nelle aule scolastiche caratterizzate da una eterogeneità strutturale, di gestione e controllo, tenere aperte leggermente e contemporaneamente una o più ante delle finestre, di eventuali balconi e la porta dell’aula in modo intermittente o continuo, come misura finalizzata a mantenere un costante e continuo l’ingresso di “aria fresca”. Questa misura può raggiungere la massima efficienza se le finestre, i balconi e le porte si trovano su entrambi i lati dell’aula (ventilazione incrociata). Portare più “aria fresca” esterna in un’aula permette di diluire e ridurre le concentrazioni di inquinanti specifici (es. COV, PM10, odori, batteri, virus, allergeni, ecc.), di CO2, di umidità relativa, e, contenere il rischio di esposizione e contaminazione al virus per alunni e personale. Nelle giornate con avverse condizioni meteorologiche è possibile rimodulare la frequenza e i periodi di apertura delle ante di finestre, di balconi e delle porte (che per compensare devono essere più frequenti e per periodi più lunghi) al fine di garantire il fondamentale l’ingresso di “aria fresca esterna” e limitare l’impatto delle condizioni meteo esterne. In relazione a questo tipo di ambienti, si ricorda che nel Rapporto ISTISAN 20/3 Qualità dell’aria indoor negli ambienti scolastici: strategie di monitoraggio degli inquinanti chimici e biologici (17), si segnalava la necessità di una maggiore attenzione al miglioramento dei ricambi dell’aria e della ventilazione. ? Assicurarsi che l’apertura delle finestre e dei balconi non rappresenti un rischio per la sicurezza o l’incolumità delle persone. ? Nel caso in cui nelle aule scolastiche non si riesca a migliorare in alcun modo i ricambi dell’aria e la ventilazione, è necessario effettuare uno studio sulle eventuali opzioni da adottare acquisendo le caratteristiche delle tecnologie da utilizzare (10-16), vista l’ampia variabilità delle prestazioni offerte: il tipo di tecnologia utilizzata dal sistema, il tipo di filtri d’aria impiegati dal sistema, la potenza del sistema-portata d’aria in funzione della volumetria/metratura dell’ambiente (Clean Air Delivery RateCADR espresso in m³/h utilizzato per i sistemi/dispositivi portatili di depurazione dell’aria), il layout dell’aula utile per il corretto posizionamento, il numero di studenti, i dati di performance disponibili su test specifici effettuati in ambienti simili, certificazioni, rumorosità e l’eventuale rilascio di sottoprodotti della depurazione che possono essere persistenti e pericolosi (11-16). Si sottolinea che l’aria di ricircolo non sostituisce i ricambi dell’aria con “aria fresca esterna” in nessuna maniera. Nel caso in cui a valle dello studio si decide di dotarle con sistemi/dispositivi portatili di depurazione/purificazione dell’aria, è necessario sviluppare un protocollo che contenga i principali vantaggi offerti, le modalità di funzionamento, il corretto posizionamento nell’ambiente (es. direzione dei flussi d’aria generati) e uso, la durata, e le attività di manutenzione. ? Nelle aule scolastiche dotate di specifici impianti di ventilazione UTA/VMC, mantenere attivi l’ingresso e l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7, anche riducendo i tassi di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo delle aule e/o gli orari di accensione (es. due ore prima dell’apertura 13 o ingresso dei lavoratori delle imprese che effettuano l’attività di pulizia e proseguire per altre due ore dopo la chiusura/non utilizzo dell’edificio) (4, 6). Il consiglio è di mantenere lo stesso livello di protezione eliminando, ove è possibile, la funzione di ricircolo dell’aria per evitare l’eventuale trasporto di agenti chimici e biologici (es. batteri, virus, ecc.) accumulati nell’aria, favorendo la riduzione della contaminazione dal virus SARS-CoV-2 e proteggendo il personale docente e non docente e gli studenti anche a scapito di un minor comfort termico. Si consiglia, dove non è possibile disattivare tale quota di ricircolo, a causa delle specifiche di funzionamento legate alla progettazione, di far funzionare l’impianto adattando e rimodulando correttamente la quantità di aria primaria necessaria a tali scopi e riducendo la quota di aria di ricircolo. Considerando sempre le condizioni di sicurezza, è opportuno aprire nel corso della giornata didattica le finestre e i balconi più volte a giorno per aumentare/rafforzare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria (per sfruttare l’effetto diluizione ottenendo quella che viene detta ventilazione combinata). La decisione di operare in tal senso spetta generalmente al responsabile della struttura in accordo con il datore di lavoro. Durante l’utilizzo degli impianti di ventilazione nelle aule: ? Non dimenticare di mantenere idonee condizioni microclimatiche (es. la temperatura ideale per il benessere fisiologico nel periodo invernale è compresa tra 20 e 22°C e nel periodo estivo tra 24 e 26°C con un grado di umidità relativa dell’aria compresa tra il 35 e il 45% nel periodo invernale e tra i 50 e il 60% nel periodo estivo. Riferimenti contenuti nelle “Linee Guida Microclima, aerazione e illuminazione nei luoghi di lavoro. Requisiti standard. Indicazioni operative e progettuali”). In questo intervallo, le difese del sistema respiratorio funzionano efficacemente e la vitalità dei microrganismi, come anche quella del virus, è ridotta grazie alle reazioni chimico-fisiche). Fare viceversa attenzione ai livelli di umidità relativa eccessiva superiore al 70% perché in tale situazione si può favorire la crescita di contaminanti di natura microbica (soprattutto funghi filamentosi [muffe] e batteri). ? Controllare se il sistema UTA/VMC rispetta la portata minima di aria esterna di 4-7 L/s/persona previsti nella norma UNI 10339:1995 e nelle Linee Guida del 2006. Se il sistema lo consente si suggerisce di aumentare la portata minima di aria esterna dell’impianto a 10 L/s/persona come da indicazione WHO Roadmap to improve and ensure good indoor ventilation in the context of COVID19. ? Acquisire tutte le informazioni sul corretto funzionamento dell’impianto UTA/VMC (es. controllo dell’efficienza di funzionamento, perdite di carico, verifica del registro di conduzione, quota di ricircolo aria, tempi di scadenza della manutenzione, tipo di pacco filtrante installato, interventi programmati, ecc.). Se si è vicini ai tempi di sostituzione del pacco filtrante (es. se la pressione differenziale segnala un elevato aumento delle perdite di carico, o se a poche settimane dall’intervento di manutenzione programmata, ecc.), al fine di migliorare la filtrazione dell’aria in ingresso e in quella di ricircolo, si consiglia, compatibilmente con la funzionalità dell’impianto, di sostituire con pacchi filtranti più efficienti (es. UNI EN ISO 16890:2017: come ISO coarse, ISO ePM10, ISO ePM2,5 e ISO ePM1 gli ex filtri F7-F9 della vecchia classificazione UNI EN 779). Non tutti gli impianti sono in grado di utilizzare filtri ad alta efficienza, perché possono portare ad una caduta di pressione che può diminuire il flusso d’aria in ingresso e danneggiare l’impianto. Una volta effettuata la sostituzione, assicurarsi della tenuta all’aria al fine di evitare possibili trafilamenti dal nuovo pacco filtrante installato. ? Anche nelle aule dotate di UT/VMC si raccomanda di effettuare con maggiore frequenza l’apertura di diverse finestre, balconi e porte. ? Nelle degenze ordinarie delle strutture sanitarie non dedicate al COVID-19, dotate di specifici impianti di ventilazione UTA/VMC, assicurarsi che le portate di aria minima esterna siano sufficienti e che 14 rispettino almeno quella prevista nella norma UNI 10339 (11 L/s/persona) oppure quella OMS, prestando attenzione alla direzione del flusso d’aria, anche in relazione alle pressioni tra gli ambienti vicini, alla filtrazione, per migliorare il comfort e la cura del paziente e degli operatori sanitari (6, 18, 19). Durante l’utilizzo degli impianti di ventilazione nelle degenze in genere: ? Non dimenticare di mantenere idonee condizioni microclimatiche (es. la temperatura ideale per il benessere fisiologico nel periodo invernale è compresa tra i 20 e i 22°C e nel periodo estivo tra i 22 e i 26°C con un grado di umidità relativa dell’aria compresa tra il 35 e il 45% nel periodo invernale e tra i 50 e il 60% nel periodo estivo. Riferimenti contenuti nelle “Linee Guida Microclima, aerazione e illuminazione nei luoghi di lavoro. Requisiti standard. Indicazioni operative e progettuali”). Fare viceversa attenzione ai livelli di umidità relativa eccessiva superiore al 70% perché in tale situazione si può favorire la crescita di contaminanti di natura microbica (soprattutto funghi filamentosi [muffe] e batteri). ? Acquisire tutte le informazioni sul corretto funzionamento dell’impianto UTA/VMC (es. controllo dell’efficienza di funzionamento, perdite di carico, verifica del registro di conduzione, tempi di scadenza della manutenzione, tipo di pacco filtrante installato, interventi programmati, ecc.). Se si è vicini ai tempi di sostituzione del pacco filtrante (es. se la pressione differenziale segnala un elevato aumento delle perdite di carico, o se a poche settimane dall’intervento di manutenzione programmata, ecc.), al fine di migliorare la filtrazione dell’aria in ingresso, si consiglia, compatibilmente con la funzionalità dell’impianto, di sostituire con pacchi filtranti più efficienti (es. UNI EN ISO 16890:2017 come classe ISO coarse, ISO ePM10, ISO ePM2,5 e ISO ePM1 gli ex classe F7-F9 della vecchia classificazione UNI EN 779). Non tutti gli impianti sono in grado di sopportare l’utilizzo di filtri ad alta efficienza, perché possono portare ad una caduta di pressione che può diminuire il flusso d’aria in ingresso e danneggiare l’impianto. Una volta effettuata la sostituzione, assicurarsi della tenuta all’aria al fine di evitare possibili trafilamenti dal nuovo pacco filtrante installato. ? Nelle degenze ordinarie singole o condivise delle strutture sanitarie, non dedicate al ricovero di pazienti COVID-19 (es. sospetto o confermato), dotate di impianti autonomi fissi di riscaldamento/raffrescamento (es. climatizzatori aria-aria, o pompe di calore split, abbastanza comuni, e costituiti da unità interna generalmente montata a parete e da una unità esterna che contiene il compressore-motore, il condensatore e la ventola, o climatizzatori aria-acqua con unità interna tipo fancoil), che non utilizzano “nuova aria esterna” ma ricircolano sempre la stessa aria che viene riscaldata/raffreddata), è importante aprire, finestre e balconi per pochi minuti più volte al giorno, per operare una diluizione/riduzione delle concentrazioni di specifici inquinanti accumulati nell’aria ricircolata (es. i COV, il PM10, gli odori, gli agenti biologici), CO2, l’umidità relativa. Si deve tenere in considerazione che i pazienti nelle strutture sanitarie sono una popolazione più vulnerabile, sensibile particolarmente alle correnti d’aria, alle variazioni improvvise di temperatura o altre condizioni incontrollabili. Si consiglia di programmare una pulizia periodica dei filtri dell’aria di ricircolo (anche in funzione del rischio che si vuole assumere), che tenga conto della situazione sanitaria, in base alle indicazioni fornite dal produttore ad impianto fermo, per mantenere gli adeguati livelli di filtrazione/rimozione. ? In tutti gli altri ambienti e locali delle strutture sanitarie non dedicate al COVID-19, in cui vi è l’accesso del pubblico (18, 19) si consiglia di non utilizzare ventilatori portatili a pavimento o da tavolo che comportano una significativa circolazione/movimento dell’aria, ma non di nuova fornitura di “aria esterna”. Se non è possibile fare a meno dei ventilatori (es. uso in stanza/ambiente singola o ufficio singolo), porre una particolare attenzione assicurandosi che il sistema sia rivolto verso finestre e balconi aperti della stanza/ambiente al fine di aumentare il flusso d’aria dall’interno verso l’esterno, 15 evitando comunque di indirizzarlo direttamente verso aree comuni (es. il corridoio) di passaggio o permanenza delle persone. In ogni caso si ricorda di non indirizzare il flusso d’aria generato direttamente sulle persone. Si consiglia comunque di arieggiare la stanza aprendo una o più ante delle finestre e di eventuali balconi. ? Garantire un buon ricambio dell’aria anche negli ambienti/spazi dove sono presenti i distributori automatici di bevande calde, acqua e alimenti. In questi ambienti deve essere garantita la pulizia/sanificazione periodica (da parte degli operatori professionali delle pulizie) e una pulizia/sanificazione giornaliera (da parte degli operatori addetti ai distributori automatici) delle tastiere dei distributori con appositi detergenti compatibilmente con i tipi di materiali. ? Nel caso di locali senza finestre (es. archivi, spogliatoi, servizi igienici, ecc.), ma dotati di ventilatori/estrattori questi devono essere mantenuti in funzione per l’intero orario di lavoro e se è possibile per le due ore successive per ridurre le concentrazioni nell’aria. I ventilatori dovrebbero essere messi in funzione la mattina presto prima dell’ingresso dei lavoratori. ? I finestrini nei mezzi pubblici (es. bus, metropolitane, taxi, ecc.) devono essere aperti leggermente per effettuare un continuo ricambio incrociato dell’aria. Gli impianti di climatizzazione nei mezzi pubblici e nei veicoli a noleggio devono essere mantenuti attivi e, per aumentare il livello di diluizione/rimozione dell’aria, deve essere eliminata totalmente la funzione di ricircolo per evitare l’eventuale trasporto di contaminanti anche biologici nell’aria (batteri, virus, ecc.). Massima attenzione deve essere rivolta alla manutenzione dei filtri in dotazione ai mezzi (es. filtri abitacolo o antipolline). In questa fase, qualora le condizioni meteo lo permettano, può risultare anche utile aprire le botole del tetto per aumentare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria favorendo l’entrata di aria esterna. È opportuno che le porte anteriori vicino al conducente vengano bloccate. I mezzi pubblici devono essere puliti e disinfettati prima di uscire dal terminal. Disinfettare gli interni, quali il volante, la leva del cambio e la cintura di sicurezza quando viene cambiato il conducente del mezzo. Pulire e disinfettare almeno una volta al giorno gli spazi e le superfici del mezzo. ? Ogni volta che si entra o si lasci il mezzo, è consigliabile detergere le mani con un gel idroalcolico. ? Gli addetti/operatori professionali che svolgono le attività di pulizia quotidiana degli ambienti e/o luoghi (spolveratura e spazzamento ad umido o con panni cattura-polvere, lavaggio, disinfezione, ecc.) devono seguire procedure corrette e protocolli, iniziando la pulizia dalle aree più pulite verso le aree più sporche, indossando Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) (es. facendo riferimento alle disposizione presenti nel documento operativo elaborato per ciascun ambiente, integrato con gli ultimi provvedimenti del Governo). Evitare di eseguire queste operazioni di pulizia/disinfezione in presenza di dipendenti o altre persone. ? Le pulizie quotidiane degli ambienti/aree, devono riguardare le superfici toccate più di frequente (es. porte, maniglie, finestre, vetri, tavoli, interruttori della luce, servizi igienici, rubinetti, lavandini, scrivanie, sedie, maniglie carrello e dei cestini della spesa, maniglie passeggeri, comandi, volante, cinture di sicurezza, maniglie delle portiere, tasti e pulsanti apriporta, tastiere, telecomandi, stampanti). Utilizzare panni in microfibra, inumiditi con acqua e sapone. Si può ridurre ulteriormente il rischio utilizzando, subito dopo la pulizia con acqua e sapone, una soluzione di alcool etilico con una percentuale minima del 70% v/v o con una soluzione di ipoclorito di sodio diluita in acqua allo 0,1% di cloro attivo per i servizi igienici e le altre superfici tenendo in considerazione il tipo di materiale, facendo attenzione al corretto utilizzo e alle procedure d’uso per ogni superficie da pulire (fare riferimento alle Indicazioni per l’attuazione di misure contenitive del contagio da SARS-CoV-2 attraverso procedure di sanificazione di strutture non sanitarie (superfici, ambienti interni) e abbigliamento, del Ministero della Salute n.0017644-22/05/2020-DGPRE-MDS-P). 16 ? Arieggiare gli ambienti sia durante sia dopo l’uso dei prodotti per la pulizia, soprattutto se si utilizzano prodotti disinfettanti/detergenti potenzialmente tossici (controllare i simboli di pericolo sulle etichette), aumentando temporaneamente i tassi di ventilazione dei sistemi UTA/VMC e aprendo finestre e balconi. Evitare o limitare l’utilizzo di detergenti profumati, in quanto, nonostante la profumazione, aggiungono sostanze inquinanti (es. COV) e degradano la qualità dell’aria indoor. Scegliere, prodotti senza profumazione, fragranze e allergeni ricordando che il pulito non ha odore

Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2

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